Cos'è successo a Brindisi?
Coincidenze. Il
tempo che a volte si accavalla e crea nodi inaspettati. Ieri mattina ero in un
paesino vicino Brindisi, poco dopo che quelle maledette bombe a gas
esplodessero, lacerando per sempre la vita di Melissa, e portandosi via pezzi
di molte altre. Chi può voler male a delle ragazze sedicenni, mi sono chiesta
subito.
Il pensiero è andato al passato:
agli anni di tensione trascorsi al paese, uno dei tanti della vasta provincia
salentina. Allora, conoscevo i volti di alcuni dei componenti della Sacra
Corona Unita, la mafia pugliese: semplicemente perché li incontravo
passeggiando per le strade del paese. Alcuni erano parenti di persone scomparse
in casi di lupara bianca, altri erano amici di amici, giovani presi in
trappola, ragazzi allo sbando: erano l’ultimo anello dell’ingranaggio, poco più
che reclute, dediti al traffico di droga o all’estorsione, e attivi su tutto il
territorio, specialmente in quello brindisino.
Era un momento particolare:
erano gli anni, quelli a cavallo tra gli ’80 e i ’90, in cui la cupola pugliese
venne decapitata, e questi giovani facevano “raccolta fondi”, comandati a
distanza dai boss, i capi della SCU, appena condannati a diversi ergastoli. La
sensazione, già allora, era quella di un’organizzazione criminale tanto radicata
nel territorio da risultare isolata, certamente staccata dalle omologhe – Cosa
Nostra e la Camorra – e da apparire proprio per questo più sradicabile, più
facilmente smembrabile. Così è stato.
Oggi la SCU, dopo l’ultima grande
operazione di polizia del Duemila, ha un’architettura disomogenea ed è priva di
un’organizzazione unica.
Ecco perché mi sembra
completamente insensato che quello di ieri possa essere stato un attacco
mafioso: no, la mafia non ha nulla a che fare con quest’attacco; la mafia, se
ti vuole uccidere, viene a casa tua e ti ammazza, non fa una strage a un
istituto scolastico. La mafia, le mafie - piuttosto - hanno necessità di
raccogliere consensi in una fase come quella attuale, di crisi delle
istituzioni.
Chi può aver voluto uccidere delle
giovani donne, chi ha commesso questa strage di futuro? Queste bombe hanno
richiamato alla mente ben altre bombe, quelle stragiste, fatto parlare di
“strategia della tensione”.
La mia lettura è diversa.
Gli shock hanno quest’effetto
disperato: più cerchi di mettere a tacere il pensiero, ritenendolo spinto da
pura emotività, e più le domande si affollano, provocando ingorghi impossibili
da sciogliere.
Nessuno, neppure gli inquirenti
che indagano, è nelle condizioni di risponderci, e tutte le ipotesi accennate
in queste ore, francamente, appaiono ridicole: sembra un gesto, folle e
“terroristico”, commesso da un folle. Il procuratore aggiunto di Palermo
Antonio Ingroia, in collegamento con il programma di Lucia Annunziata,
interrogato dalla giornalista su questa possibilità, si è spinto a dire
“sarebbe perfino rassicurante se fosse un folle”. Comprensibile dal suo punto
di vista.
La verità è che fare ipotesi,
nelle ore immediatamente dopo un fatto tragico e inspiegabile, come quello di
Brindisi, è rischioso, anche per gli addetti ai lavori. Per noi che
“aggiorniamo” i nostri “stati” sui social network appare, piuttosto, come la
risposta all’istintivo desiderio di assecondare un’emotività messa a dura
prova.
Forse, potrebbe essere questa, la
tragica, assurda occasione per ragionare su un punto: questo passaggio storico,
di crisi a tutti i livelli, di sfiducia, di assenza di speranza e, dunque, di
futuro, mette in moto dinamiche insensate, tanta paura, rabbia. Non c’è nulla
di rassicurante in un gesto di questo genere che, tuttavia, per quanto non
pianificato da un’organizzazione criminale, e sebbene non rientri in una
strategia formale, appare quello di chi non ha più nulla da perdere, perché ha
già perso tutto. Se fosse così, al contrario, abbiamo tutti molto da temere, in
questo momento: quale sarà il punto di non ritorno? In questa escalation di impoverimento, di disagio sociale e di vuoto
politico, cos’altro dobbiamo aspettarci?
Micromega.it
@iladonatio
Devo essere sincero, piu' ripenso a quello che è successo piu' ne risulta incomprensibile la motivazione. L'incomprensibilità della motivazione porterebbe sulla pista del folle ... oppure è quello che vorrebbero far credere? Diciamola tutta, il principio del Rasoio di Occam in Italia è difficile da seguire e la storia lo conferma. Il fatto che possa essere terrorismo, mafia o folle non cambierà il fatto che, domattina, accompagnando i miei figli a scuola, io mi guardi intorno, cercando quella sicurezza di cui ci sentiamo privati, giorno dopo giorno. In parte hanno già vinto, ma un genitore tra vivere nell'incubo e proteggere i propri figli ha solo una scelta! Sono un padre e ieri un bambina di 16 anni è stata portata via anche a me e adesso, con il dolore nel cuore, mi sento di pronunciare solo una parola che, in Italia, è pesante come un macigno: GIUSTIZIA!
RispondiEliminaè così e non c'è nulla da aggiungere, Carlo.
EliminaMi accorgo, rileggendo quello che ho scritto tutto d'un fiato, di aver usato frasi talmente abusate da sembrare luoghi comuni. D'altronde il pensare che la richiesta di giustizia possa sembrare un luogo comune, un pò mi sgomenta!
RispondiEliminama il luogo comune non è privo di verità, per quanto strafrequentato (o forse proprio per questo!)
RispondiElimina