Il divieto di pensare in proprio
 
  Siamo condannati a restare per l’eternità figli della Controriforma? Domanda inquietante.  E se lo chiede, più o meno con queste parole, Ermanno Rea, nel suo “La fabbrica dell’obbedienza” (Feltrinelli editori). Il  che non significa semplicemente che ci affidiamo ancora alla parola dei  papi e delle gerarchie ecclesiastiche, ma che abbiamo una specie di  propensione naturale – data dal fatto che “noi siamo  le nostre  esperienze” – a seguire ciecamente una fede, intesa come visione  “autoritativa” delle cose del mondo.