Libera, una sega...
Da un po' di tempo mi imbatto nella conferma, dolorosa ma lucida, che il massimo di libertà che io riesca a conquistare, è una libertà condizionata, precaria, compromissoria. Minima. Questa evidenza mi fa rabbia e ogni volta mi illudo di poter essere un pizzico più libera della volta prima, solo azzerando i bisogni: scegliendo, non spinta da una fragilità ma sorretta da una forza. Poi, puntualmente (e per fortuna), arriva anche il momento in cui, non sono più libera, ma più saggia sì: succede ogni volta, quando sfuma l'auto-inganno e apro la porta alla verità: quella del momento e con la "v" rigorosamente minuscola! Capisco di essere stata vittima di un delirio e mi faccio tenerezza da sola: non mi arrabbio più con me stessa, perché vedo perfettamente i confini del mio bisogno - quello, appunto, di sentirmi forte e libera da aspettative nei confronti del mondo - e comprendo profondamente quanto possa essere fragile l'idea di esserne sciolti.