E la “passeggiata” tra gli indignati è andata a finire “a schifìo”
 
Abbiamo incrociato i nostri sguardi per un solo secondo: camminavamo,  io e il mio cane, ai lati del corteo che sfilava in quel momento per  via Labicana, poco prima che iniziasse la guerriglia urbana. Mi aveva  attirata la sua sagoma rotonda, il volto coperto di nero tranne gli  occhi: verdi, vitrei. Due fessure che si  muovevano a scatti, a una velocità incredibile: era chiaro che  l’infiltrato, un black bloc, aveva una soglia di attenzione  elevatissima, tipica di chi sta per compiere un’azione importante.  Istintivamente ho arretrato per allargare il mio angolo visuale. E ho  visto tutto a rallentatore. Insieme a lui, altri incappucciati si  muovevano in direzione contraria al corteo: a fare loro da richiamo, lo  scoppio – a pochi metri – di una bomba carta. Una specie di segnale:  decine di ragazzi si sono staccati dalla folla di manifestanti, e  ricoprendosi il volto, si mandavano segnali senza parlarsi.