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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Quando l'intimità si ritira

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Da qualche giorno, un pensiero mi insegue. Pignolo, puntuale, di quelli che procurano un fastidioso dolorino alla bocca dello stomaco: che fine fa l'intimità quando smette di esistere? dove si rintana? quale destino la aspetta? Pensateci: non è un sentimento che si trasforma, non è un progetto di vita, non è solo pura emotività. L'intimità è la riconquista di uno stato "originario": quando la vivi con qualcuno ti senti di nuotare con lui nel tuo stesso liquido amniotico, quell'acqua che si trovava nel ventre di tua madre, magicamente in grado di proteggerti dal mondo esterno. Non so cosa ne pensiate, ma per me stare in intimità con qualcuno è un po' come stare in uno stato di grazia: forse, l'unico in grado di farti sperimentare un livello altissimo di libertà, "con" un essere che non sia te stesso.

Il “femminicidio” e tutto quello che c’è prima

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È da giorni che ci penso. Da quando, questo femminicidio in corso – come lo chiama Adriano Sofri oggi su la Repubblica – ci “consegna”, ogni due giorni, il corpo ucciso di una donna per mano di un uomo, quasi sempre del suo uomo o dell’ex. Penso a quando ho conosciuto Angela – il nome vero è un altro e non tocca a me dirlo – brillante, bella, sfuggente, ombrosa, lunatica, a un aperitivo con altre amiche. Mentre, nel locale affollatissimo, si ride e si brinda, sperimentando la tipica leggerezza alcolica, Angela fissa come ipnotizzata il telefono che trilla insistente: sms, telefonate, squilli a valanghe. Per un’ora, senza sosta. All’inizio, ignora e sdrammatizza ma poi si adombra, va in bagno e ritorna al tavolo stravolta.

Di calcio e politica

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Non amo il calcio. Nutro tiepide simpatie, puro campanilismo, per il Lecce, e trovo stucchevoli i dibattiti infiniti sulle tattiche messe in campo da questo o quel commissario tecnico. Agli accapigliamenti tra tifosi di squadre diverse, anche amichevoli, reagisco con stupore: mi impressiona sempre quel sovrappiù di passione – verbale e non – che ne viene fuori e dico tutte le volte che andrebbe travasata altrove, nel resto della vita. Ma c’è un momento di una partita di calcio che mi piace e mi emoziona: quando il gioco finisce, e i calciatori che hanno vinto gioiscono e festeggiano la vittoria. A volte compiono gesti belli e forti che, per un attimo, fanno dimenticare l’enorme e scandaloso business che ruota attorno a loro. Io, ad esempio, assisto sempre incantata agli abbracci sportivi tra chi vince e chi perde.

Per essere (un po') felici

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Quando insegui qualcuno, foss'anche un'emozione, il resto del mondo scompare, inabissato in un mare ebete e paludoso. Perché niente conta se non quell'unica cosa lì, a cui siamo dietro come segugi. Dimentichi tutt'intorno, mondo e sogni, mentre fissi solo davanti a te "l'oggetto dei tuoi desideri"; dimentichi di ascoltare la voce del mare, semplicemente, accostando una conchiglia al tuo orecchio; dimentichi tutto quello che sapevi alla perfezione fino a un attimo prima di quell'assurda corsa: che chi si fa rincorrere non ha alcun interesse a essere preso, ed è molto probabile che chi insegue, non voglia affatto finire la propria corsa. Perfettamente complici nel darsi reciproca insoddisfazione.