Invecchiare, con onestà

La vitalità ci proviene dalle nostre risorse di insensato. [E.Cioran]


Sono quaranta. Q-U-A-R-A-N-T-A.

Potrei dire che non me li sento, che in fondo non cambierà nulla, che a quarant'anni ci sono ancora tante cose fiche da fare, che ho la certezza di aver vissuto come volevo vivere, un po' spericolatamente, senza strategie (e questo è stato spesso un male), senza convenzioni (mi sono estranee) e, purtroppo, costantemente animata da quell'idea di purezza che nulla ha a che fare con la realtà, vera responsabile di scelte insensate e pesanti.
Come altro concludere se non che questa è stata la vita che mi sono meritata?



Tutto questo ha fatto molto penare chi mi vuole bene, in alcuni casi, ha provocato addirittura dolore a chi avrebbe sognato, per me, una vita più normale, serena, consequenziale. Non ho potuto farci nulla. E lo dico senza arroganza! Solo, consapevole che una vita diversa per me sarebbe stata una forzatura.

Mia madre, pochi giorni fa, con la sua solita lapidarietà che destina ai momenti importanti, inconsapevolmente sadica, mi ha detto: "Ilà, pensa che io alla tua età ero già vedova!".
Ho riso di cuore.
Perché, nel suo candore (un po' di cattivo gusto a guardarlo dall'esterno), ha centrato il tema: lei, a quarant'anni, aveva un passato più che un futuro; mentre, oggi, tutti abbiamo l'idea che il tempo sia sdrammatizzabile, mentre così non è. E' un dato pesantissimo essere arrivati a quarant'anni e chi dice "non cambierà nulla", mente. Magari per simpatia o solidarietà. Poco importa.
Ma cambia. Cambia, soprattutto, il nostro sguardo. Che poi è quello che condiziona le scelte da fare: ne stabilisce i tempi e l'importanza, una direzione, dei confini.

Non parlo degli appuntamenti "sociali" consacrati: non mi interessano; e detesto l'idea che il tempo sia scandito da tappe decise da altri.
Lo sguardo a cui mi riferisco è quello di chi comprende profondamente che il tempo non è quella "cosa" nonostante la quale viviamo, senza spessore, senza storia.
Nel tempo possiamo cadere come in una trappola, oppure dargli valore, "drammatizzarlo" anche, fino a sentirsene responsabili.
Quando sei giovane e sentimentale, a venti, trent'anni, vivi come se un futuro sia sempre a disposizione. A quarant'anni, capisci che non è così e che fare pace con la possibilità di non avere più tempo, ti aiuta a invecchiare onestamente. Che poi è l'unica cosa che conti davvero.






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