“Restiamo umani” contro la malasanità
“Restiamo umani”, scriveva Vittorio Arrigoni prima che fosse ucciso
da altri uomini. E su YouTube, c’è ancora lui che in un filmato dice:
“Io non credo nei confini, nelle barriere, nelle bandiere, credo che
apparteniamo tutti alla stessa famiglia che è la famiglia umana”.
Ci sono persone così, che
nonostante siano tradite a morte dai propri simili, continuano a
credere in loro, ad avere fiducia nell’uomo: forse Vittorio la
penserebbe allo stesso modo anche oggi.
Io no. Quando, ieri, il Corriere
ha pubblicato le intercettazioni che mettono con le spalle al muro due
medici e un’ostetrica dell’Ospedale di Boscotrecase, in provincia di
Napoli, mentre cercavano di “apparare”, aggiustare, la cartella clinica
della piccola Antonia, morta subito dopo il parto, per nascondere le
loro responsabilità, ho pensato subito che sì, quella vigliaccheria
fosse tipicamente umana: ossia limitata, imperfetta, misera come gli
uomini, purtroppo, sanno essere molte volte in una sola vita. Tutte le
volte in cui gli altri pagano il prezzo dei nostri errori.
Ma quelle frasi
registrate – la loro violenza, la loro abiezione – di umano non hanno
proprio nulla. Quella donna, che per mestiere aiuta altre donne a dare
vita, l’ostetrica, che dice “quella puttana non si è voluta riprendere”,
quando la bimba ha smesso di respirare, farebbe parte della stessa
famiglia umana per cui Arrigoni è morto? Non è possibile.
E la madre di Antonia,
che attenderà l’esito delle indagini – i magistrati hanno già formulato
la richiesta di rinvio a giudizio per gli indagati – come potrà tornare
ad affidare il proprio corpo alle cure altrui? A quale tipo di
risarcimento ha diritto una donna che ha potuto sentire su di sé, prima
il dolore della morte della figlia a causa di errori che sarebbero
potuti essere evitati, e poi tutta l’abiezione possibile che un essere
umano è in grado di riservare nei confronti del proprio simile?
Esiste un documento
che è la Carta europea dei diritti del malato che prevede il “Diritto
al risarcimento”, per l’appunto: “Ogni individuo ha il diritto di
ricevere un risarcimento adeguato, in tempi ragionevolmente brevi, ogni
qualvolta abbia subito un danno fisico, morale o psicologico causato dai
servizi sanitari”. Si tratta di un diritto calpestato e, spesso,
ignorato dagli stessi cittadini.
In tempi di spending
review lineari, in cui la sanità è considerata solo un costo da
tagliare, l’altro diritto che occorre tutelare è proprio quello alla
sicurezza. Che include anche il diritto di tutelarsi da comportamenti
lesivi della propria integrità che include la salute fisica e psichica.
Diritto a cui corrisponde un preciso obbligo a carico del Servizio
sanitario nazionale di verificare che i propri operatori siano in grado
di svolgere le mansioni previste, sulla base di precisi standard di
qualità del servizio stesso e di un trattamento ispirato al principio
inviolabile del rispetto della dignità umana.
Direi che per restare
umani, occorra mantenersi vigili. @iladonatio
(micromega.it)
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