Omofobia: nessuna buona notizia

Prima di visitare il sito dell’Istat per leggere i dati raccolti nell’indagine sulla popolazione omosessuale in Italia, oggi - giornata internazionale contro l’omofobia – commetto l’errore di dare uno sguardo a due articoli di sintesi, rispettivamente su la Repubblica e sul Corriere.
La tesi proposta sul quotidiano diretto da Ezio Mauro, sarebbe quella che nelle cifre presentate dall’Istituto di statistica - il campione è di 7725 famiglie italiane distribuite in 600 comuni - si anniderebbero molte buone notizie: una sorta di “narrazione parallela” circa l’esistenza di un sentimento popolare che, pur in assenza di diritti formalmente riconosciuti, appare evoluto e progressista.

Dunque, qui leggo che “l'omofobia sembra un atteggiamento molto limitato” visto che “il 74,8% della popolazione tra i 18 e i 74 anni non considera l'omosessualità una malattia, per il 73% non è immorale e per il 74,8% non è una minaccia per la famiglia”.
Ancora, che “gli italiani esprimono una sensibilità spiccata nei confronti dei disagi del mondo gay”, perché la “maggioranza dei rispondenti ritiene accettabile che un uomo o una donna abbiano una relazione affettiva e sessuale con una persona del proprio sesso (59,1% e 59,5%)”.
Il fatto poi che il 43,9% sia “d'accordo sul fatto che una coppia di conviventi omosessuali possa avere, per legge, gli stessi diritti di una coppia sposata”, diventa un sì generalizzato ai matrimoni tra le coppie gay e lesbiche (peccato che al Sud la percentuale dei contrari raggiunga il 66% ma questo lo scoprirò dopo, leggendo il Corriere del Mezzogiorno). E peccato anche che solo “il 20% di noi si dica favorevole all’adozione dei figli”: non si può avere mica tutto!
La rilettura dell’indagine proposta dal quotidiano diretto de Bortoli, invece, nell’edizione napoletana è tutta spiegata attraverso i dati letti al contrario. Per intenderci, che il 28,3% pensa che sia una malattia, che il 29 una minaccia per la famiglia, e così via dicendo.
Ma qui, infine, leggo anche che molti di noi “non accettano che i gay facciano gli insegnanti (41,4%), i medici (28,1%) o i politici (24,4%)”: per il resto, il pezzo rappresenta le diverse velocità culturali che percorrono l’Italia - “essere omosessuale è più difficile per chi vive al Sud” e “il Centro è la zona più tollerante dello stivale”.
Ma è sul portale dell’Istituto di ricerca statistica che scopro, forse, i due dati più significativi dell’intera indagine: perché offrono due diverse misure di grandezza, essenziali per tratteggiare i contorni reali del sentimento omofobico nutrito dagli italiani. Due percentuali, però, ignorate da entrambi i quotidiani: il 55,9% di italiani si dichiara d'accordo con l'affermazione "se gli omosessuali fossero più discreti sarebbero meglio accettati", mentre per il 29,7% "la cosa migliore per un omosessuale è non dire agli altri di esserlo".
Ora, pensate davvero che per essere omofobi, occorra dire le stesse stupidaggini del senatore Pdl, Carlo Giovanardi? Oppure insultare verbalmente i gay e lesbiche? O scagliare loro oggetti contundenti? Se sì, siete fuori strada. Perché, per essere omofobi, basta restare in silenzio di fronte a un sopruso, a una discriminazione o al nulla che regna sovrano nel nostro Paese. Si tratta di un silenzio connivente, che però nasconde l’idea che “sì, questi gay non fanno male a nessuno, basta però che si tengano ben nascosti, invisibili agli occhi del mondo”.
L’indagine Istat ha rivelato che la maggioranza degli italiani, purtroppo, è omofoba.
Disgusto o umanità? http://www.youtube.com/watch?v=5bH74ucf50Y&feature=youtu.be
(micromega.it)

Commenti

  1. "Sogniamo costantemente un mondo che abbracci la diversità umana e le differenze personali di tutti gli esseri umani. Vi chiediamo di aprire i vostri occhi ed i vostri cuori per vedere un nuovo colore in mezzo ai colori della vita. Così come la bellezza dell'arcobaleno risiede nella fusione di tutti i suoi colori, allo stesso modo si può dire della diversità umana e delle differenti identità umane, che si tratti di etnie, culture, religioni, orientamenti sessuali e identità di genere".
    E' un brano del comunicato stampa delle associazioni LGBTQ* dei paesi arabi, ma sono frasi che dovremmo mandare giù a memoria anche in Italia.
    E dovremmo anche imparare dal coraggio degli attivisti iraniani, tunisini e albanesi che, nell'ultima Giornata contro l'omofobia, hanno lanciato sfide importanti alle leggi contro gli omosessuali: Contro l'omofobia nei paesi islamici

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    1. Già, dobbiamo proprio andare a lezione di attivismo civico, mentre noi siamo così fermi...

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