Non importa che sei un cane

Non importa che sei un cane: quando ti ho visto sparire dietro il viale, all'inseguimento ostinato (come sei tu) di quella dannata macchina, ho pensato che non ti avrei più rivisto.
Mi sono messa in macchina, sperando di trovarti nel castagneto vicino, o nella piccola valle che riuscivo a coprire con lo sguardo: non c'eri. Poi, presentimenti e paure hanno avuto la meglio: ti vedevo coricato di lato, tramortito, sulla strada provinciale, tutta curve, che circonda il lago. Quella che, nell'inseguimento insensato della macchina, forse avevi preso. Ho iniziato a singhiozzare: mi sono detta, 'cavolo, non piangevo così - come una bambina - da quando se n'è andato mio padre, sempre per colpa di una macchina che si è schiantata dietro la "curva della morte"'.

Non piangevo come piango di solito, per una delusione, per un'amarezza, per un addio: singhiozzavo forte, in modo snervante. Ho pensato anche, 'come faccio a tornare a casa, a riprendere la stessa vita di prima, a dormire la notte, se non lo trovo? come faccio a perderlo così?', un'altra volta...
E poi quella scena un po' pulp, di te sull'asfalto, preso in pieno da una macchina.

Non importa che sei solo un cane: forse c'è qualcuno che è solo se stesso e non anche il coagulo di sentimenti, ispirazioni, desideri, bisogni in cui lo trasforma chi lo ama?
Giuro che mentre piangevo disperata, pensando di averti perso, mi sono chiesta se quel dolore non fosse "eccessivo", se quella perdita non si caricasse di altri significati, di altri lutti, di altre perdite.

Non ho fatto in tempo a rispondermi: mentre guardavo la strada, di fronte a me, e le lacrime annebbiavano la mia vista, lui mi correva incontro. Stava tornando indietro, al galoppo, senza alcuna indecisione, nella corsia giusta e in una strada stranamente vuota, per quell'ora.
Mi sono detta che avrei dovuto gustarmi moltissimo quel momento: non mi era mai successo che la paura di perdere qualcuno "rientrasse" così rapidamente.
E poi, quel lieto fine tanto a lungo sognato da piccola: per il desiderio assurdo di una rivincita sulla vita vera, quella che, al contrario, non ammette repliche.
Ma lui è tornato, vivo. Noi non ci siamo ancora persi.


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