A Natale siamo tutti più "chiaviche"

Ma perché a Natale siamo tutti più depressi o euforici, comunque impressionabili, di certo emotivamente instabili? Chi è in crisi esistenziale, rischia il tracollo definitivo, chi ha subito un abbandono non va lasciato solo neppure mezza giornata, chi è disorientato meglio non si avventuri in territori sconosciuti. È come se, durante le feste, andassimo in giro tutti nudi: e ogni parola, ogni gesto, ogni sorriso o scherzo avessero lo stesso effetto di un calcio in bocca. Così è successo a me: all'inizio ho bellamente ignorato le prime scosse di terremoto.
Ma erano nette e presaghe di sventura. Le ho avvertite alla banale scoperta che proprio la tabaccaia simpatica - quella che mi aveva sorriso e dato gli auguri - era stata capace, subito dopo, di rifilarmi una banconota da venti euro. Falsa, falsissima anzi. Me lo ha fatto notare il mio edicolante di fiducia: uno che ha letto più libri di tutti i miei amici messi insieme e che è sempre cordiale e sorridente. Ragion per cui, alla notizia ferale, ho avuto le seguenti reazioni, in successione: vergogna (manco l'avessi stampata io quella banconota), nodo alla gola, rabbia omicida. Nonostante le avvisaglie, ho tirato dritta per la mia strada, infilando le cuffiette dell'iPod a scopo precauzionale. Ma la tragedia si è abbattuta quando, la signora che chiede l'elemosina fuori dal market (e che dicono abbia ormai più soldi di me), mi ha fatto notare che le avevo promesso quelle "medicine famose" : me ne ero forse dimenticata? Ho prima balbettato, poi, facendo una veloce ricognizione di tutte le promesse fatte e mai mantenute, mortificatissima, le ho chiesto scusa e mi sono arresa. L'obiettivo, ora, era di tornare a casa senza altri incidenti, buttarmi nel mio letto e piangere tutti i miei fallimenti passati e possibilmente anche quelli futuri. Così, ho passato in rassegna tutti - ma proprio tutti - i miei punti oscuri, le inefficienze,le contraddizioni, le fobie, le nevrosi e le tremende insicurezze. Mi sono rialzata alcune ore dopo con gli occhi gonfi e un mal di testa esplosivo. E pensando al mio presente difficile e al mio futuro preoccupante, ho telefonato della mia amica più buona, da sempre priva di senso critico (con me). "Buon Natale!", le ho detto, "dimmi subito perché mi vuoi così bene!".

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