Vitalizi e...rosicamenti

Alcuni anni fa, scrivevo per un piccolo periodico di approfondimento: la redazione era composta da una manciata di persone a tempo pieno e, di tanto in tanto, si occupava della raccolta pubblicitaria della rivista una ragazza molto carina, quasi sempre sorridente, sempre indaffarata, che andava e veniva in ore diverse e in modo assai discontinuo: spuntava improvvisamente a metà o a fine giornata per scomparire per giorni, senza farsi raggiungere neppure telefonicamente. A me era molto simpatica: mi piaceva l’idea che dietro la sua leggerezza, quegli abiti femminili e griffati, ci fosse dell’altro. E credevo di scorgerlo nei suoi occhi che diventavano improvvisamente tristi e nelle sue eclissi continue. Quella routine venne rotta un pomeriggio, quando arrivò in redazione un enorme fascio di fiori, a cui noi, ragazze semplici, guardammo con lo stesso sospetto con cui la volpe, nella favola di Fedro, guardava all’uva: disprezzando quello che non avremmo potuto avere. Non era un corteggiatore: la giovane donna intermittente era diventata deputata!

I telefoni iniziarono a squillare: era incredibilmente lunga la fila di persone che si profondevano in auguri e richieste di qualsiasi genere. E tutti noi, al giornale, eravamo impreparati e storditi da quell’inaspettata accelerazione
Il capo mi chiamò nel suo ufficio. Mi chiese, senza giri di parole, se fossi almeno un po’ contenta per lei, per l’occasione che aveva ricevuto, invitandomi a non formulare giudizi affrettati. Io, lo ricordo bene, ero un po’ imbarazzata. Gli risposi che sì, ero felice per lei e che non avevo elementi per giudicarla, né bene né male.
Mi sono ricordata di questa storia, ieri, quando ho letto, su La Stampa che i tantissimi deputati “accidentali” (visto che dall’entrata in vigore di questa legge elettorale, come in un fantastico concorso a premi, chiunque è potuto entrare in Parlamento, per cooptazione, reciproco scambio di favori, simpatia, gratitudine, beltà), dopo cinque anni di mandato effettivo, riceveranno un vitalizio di quasi 2.500 euro al mese (dal 20 al 60 per cento dell’indennità parlamentare a seconda degli anni passati in Parlamento) che diventano cinquemila dopo 10 anni: in Francia sono, rispettivamente, 780 e 1.500 euro, in Germania 961 e 1917 euro, in Gran Bretagna 794 e 1588 euro.
Ecco, se oggi il mio capo mi avesse chiesto cosa provi per l’incarico parlamentare dell’attuale deputata, io mi sarei sempre astenuta dall’esprimere giudizi morali ma gli avrei risposto così: “Francamente, come dicono a Roma, rosico un sacco perché lei avrà una pensione e io no”.

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