Lentamente muore?
Quanto mi ha esaltata, negli anni, questa poesia di Martha Medeiros. Quando guardavo negli occhi la resa, a pochi passi da me, mi ritornavano in mente questi versi:
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
E lì a capovolgere tavoli, a dire no, a inseguire un’idea “costi quel che costi”, a fare cose insensate. A scegliere, sempre e comunque, l’incerto, una domanda, un dubbio. Non ero cieca: mi accorgevo della disapprovazione di chi mi voleva bene, della loro paura nel vedermi sempre rischiare, provare a vincermi, nell’assistere ai miei fallimenti, alle sfide che spesso cadevano in pezzi. E non c’è mai stato bisogno di dirmi “te l’avevo detto”. Li precedevo io: ho sempre odiato non chiamare le cose con il loro nome.
Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
chi è infelice sul lavoro,
chi non rischia la certezza per l'incertezza
per inseguire un sogno,
chi non si permette almeno una volta nella vita
di fuggire ai consigli sensati.
E lì a capovolgere tavoli, a dire no, a inseguire un’idea “costi quel che costi”, a fare cose insensate. A scegliere, sempre e comunque, l’incerto, una domanda, un dubbio. Non ero cieca: mi accorgevo della disapprovazione di chi mi voleva bene, della loro paura nel vedermi sempre rischiare, provare a vincermi, nell’assistere ai miei fallimenti, alle sfide che spesso cadevano in pezzi. E non c’è mai stato bisogno di dirmi “te l’avevo detto”. Li precedevo io: ho sempre odiato non chiamare le cose con il loro nome.
Oggi mi sono svegliata pensando: “mi sa che mi sto
spegnendo”. E ho riso con amarezza di quel lentamente muore: perché se ho fatto
quello che ho fatto, sfondato porte che sarebbero dovute restare chiuse (non si
deve forzare tutto nella vita) e camminato contro senso, era proprio per
evitare di morire, di spegnermi poco a poco. Di assistere alla mia resa. Ecco
la verità, ed è così paradossale: si muore lo stesso, a tratti più velocemente,
in altri momenti perdendo pezzi, minuscoli pezzi, senza neanche accorgersene.
Avrei dovuto capirlo prima, accidenti! Non si muore comunque una
sola volta, alla fine di tutto. Ma tante, tantissime volte: si muore un pochino
ogni giorno, e in alcuni momenti si muore più che in altri. Come ora.
Io che oggi l’ho capito, ho l’istinto fortissimo di fare solo
cose sensate, di aggrapparmi alle abitudini come un koala, di smetterla di
affastellare - sempre, sempre - fini e inizi.
Io che l’ho capito, ora ho la possibilità di rinascere almeno un po’ dopo essere morta. Forse.
Forse no.
Vecchio argomento. La morte, la forfora lo attesta, prova la presenza: e cadono i capelli, i denti, le cellule morte.
RispondiEliminaLo dicevano i romantici a inizio Ottocento: non siamo altro, poveri, illusi misuratori di tempo. 50, 60, 90 anni.
Ma sotto i tre carati non è amore.
no, sotto i tre carati non è amore.
RispondiEliminaPoesie attaccapanni le chiamano. Ai suoi gancetti ci si può appendere ciò che più piace. Marchionne rovescerà il tavolo contro i sindacati, e la fiat non morirà lentamente... Monti rovescerà il tavolo contro i partiti, e l'Italia non morirà.. La sinistra rovescerà il tavolo contro i partitini che la dividono e non morirà subito, Bersani inseguirà i suoi sogni: come si fa a morire se si è già morti? il popolo italiano abbandonerà la certezza, si affiderà all'incertezza e non ascolterà più i consigli sensati del presidente...
RispondiElimina(Sic!)
Vai avanti sulla tua strada, qualunque essa sia, a patto che ne sia cosciente e consapevole, a patto che la viva tutta, fino in fondo, che la beva quando essa sarà dolce e quando amara, quando ti ferirà e guarirà, quando ti farà sentire felice e quando ti farà soffrire le pene più dolorose, quando ti arricchirà di gioie e quando ti impoverirà. Vivi piccola giornalista free lance sfigata di sinistra, vivi a patto che ti assuma pienamente la responsabilità delle tue azioni e gli effetti che avranno sugli altri.
Buona fortuna
Se solo per un attimo ci strappassimo di dosso le nostre catene
RispondiEliminaSe solo riuscissimo per più di un secondo a guardare il mondo,
ponendo più attenzione all'orizzonte
e come dici TU
chiamare le cose con il loro nome
Tutto prenderebbe la giusta forma.
A tutto daremmo il giusto peso
e la nostra vita credimi
sarebbe sempre la piu importante.
Potrai scrivere mille parole
ma in qualsiasi passo del tuo cammino
cercherai di indossare un coprispalle.
Vorrai costantemente scaldare l'involucro
snello che contiene la tua anima
fragile e inquieta
che sempre ha un pò freddo...
Sempre pronta a morire
Sempre curiosa di sapere
Sempre insicura sul vivere
percorrerai la tua vita con quel tuo sguardo un pò incerto che ti rende unica e rara nella tua bellezza.
Dal dizionario della tua mente
associa per ogni parola
uno sguardo sul mondo
un invito alla vita
godine l'essenza
e toccane la ricchezza
E' la tua...e ha tanto da darti.
Buona vita amica mia...
E' la poesia scelta che non funziona. Chi è infelice sul lavoro, dice. Una presa in giro a tutti i disperati, a chi il lavoro lo ha perso o lo sta per perdere per sempre. Quanto all'incertezza, bah! Le certezze sono saltate tutte, tutte, ma a quanto pare non tutti se ne sono resi conto. Viviamo anni immersi nella più buia, assurda, assoluta incertezza. Anche i sogni son finiti. Li inseguivano le ragazzine care al premier, bramose di compensi facili, illuse da promesse di apparire in tv, di diventare celebri, ministri, assessori, sottosegretari, capi gruppo qui e la. Ed erano quelli i soli sogni rimasti. Chi studia e opera al di fuori di questi schemi è tagliato fuori, condannato dalla sua serietà, dal suo stesso talento deriso ed emarginato.
RispondiEliminagrazie...
RispondiEliminaodio i coprispalle, preferisco delle belle mantelle colorate: senza maniche, senza forma, avvolgenti e calde. :)
non voglio riscaldare solo il mio involucro: non ho mai voluto limitarmi a questo. E per questo è così difficile.
Sì, occorre rompere le catene e dare il 'giusto' peso alle cose: ma la nostra vita, che resta sempre la più importante, è forse solo nostra?
Non si riempie, al contrario, delle persone che incontriamo, a cui impariamo a voler bene, dei progetti che costruiamo, dei pensieri che concepiamo, dei sentimenti che in qualche modo ci legano al mondo?
Non siamo monadi, non siamo pezzi di vetro lanciati nello spazio, siamo tra e con gli altri.
E allora? Morire un po' non significa rinunciare a se stessi, non darsi la giusta importanza.
Al contrario, per la mia vita, significa accettare di perdere - qualcuno, qualcosa, un'idea, un sogno - magari per provare a vederlo con altri occhi, a una diversa distanza. Anzi, amando quel vuoto senza scegliere di sostituirlo, riempirlo, banalizzarlo. E andare avanti in compagnia di quel vuoto. Senza alcuni pezzi, forse, ma nuova. diversa.
La mia vita mi riserva molte sorprese, ne sono certa. Ma io non amo i coprispalle. Per questo resterò sempre, in fondo, sola.
timidamente dalla mia parte.:)
Non la conosco signora. Colgo, o mi pare di cogliere nei suoi scritti, una dualità in qualche modo sospetta. A tratti c'è, poi scompare. Questo andare a zigo zago la connota. Giochi, insista pure, si diverta a far l'intellettuale. Ne ha i mezzi e le capacità. Penso ci sia una facoltosa famiglia alle sue spalle, un padre e una madre sostanziosi che la sostengono da dietro, incoraggiano e confortano.
RispondiEliminaLa vita riserva sorprese a tutti, non solo a lei.
E la mantella senza maniche e senza forma, per il momento, la stenda sulle gambette...