"Todo cambia" nel film di Moretti

Avevo paura di andare a vedere "Habemus Papam": nutrivo un'aspettativa altissima e ho commesso l'errore di leggere recensioni, commenti e sconclusionati appelli al boicottaggio che mi hanno inutilmente appesantita.
In realtà, il film è lieve e sorridente, e ti fa entrare dentro di sé senza forzature e con ritmo.
Sono grata a Moretti, intanto, per "Todo cambia" cantata da Mercedes Sosa (che riascolto mentre scrivo queste righe) e colonna sonora di uno dei più bei momenti del film: il testo del musicista cileno Julio Numhauser cattura perfettamente quel particolare movimento che fa la vita quando si sente messa all'angolo. Incastrata.
"Habemus Papam", in fondo, parla proprio di questo: quando tutto è deciso, certificato, fissato una volta per sempre, accade l'improbabile, quello che non ti aspetteresti mai e che riesce a mandare in crisi il sistema. Anche quando si tratta di un potere millenario: perfetta macchina da guerra rappresentata dagli ingranaggi della Chiesa cattolica, meglio: delle gerarchie vaticane. E quello che riesce a scardinare e mandare a gambe per aria tutto, non è un atto di forza, non è un 'contro-potere', ma l'imperfetto, umano, sgangherato senso di inadeguatezza. La sensazione di non farcela. E il terrore che coglie "Sua Santità" proprio nell'atto d'investitura pubblica, nell'assunzione piena di responsabilità. Che lo rende uomo tra gli uomini, gli indica una via di fuga, gli apre le porte del mondo: un altrove, abitato dai suoi stessi tic, da nevrosi, e limiti, e fragilità.
Cambiamento.

E la fede? Si sono chiesti in molti. Dov'è andata a finire la granitica certezza di senso che solo la fede può offrire agli uomini e, in particolare, agli uomini di Chiesa? Al Papa, poi!
Il fatto è che siamo abituati a istituzioni e poteri profondamente in crisi, ma fieramente in piedi. Sostanzialmente traballanti, ma dagli sguardi sicuri e dal fiero cipiglio. Ci hanno abituati a gusci di certezze e orientamento. A parole di speranza ed equilibrio, pronunciate nei moderni deserti urbani. A progetti di carta, senza futuro. Tutto questo ci sembra reale mentre il disegno morettiano assurdo: la partita di pallavolo giocata dai prelati, il girovagare senza meta di Sua Santità, lo straniamento e la ricerca faticosa di sè. E, invece, a me, proprio questo disorientamento, insieme allo sguardo perso e dolce del Papa-Michel Piccoli, hanno fatto ricordare il senso della fede e la bellezza dell'uomo. La percezione del limite e la verità della paura. L'idea, bellissima e autenticamente umana, della costruzione di sè. La ricerca di senso, appunto. La critica al potere "senza" l'uomo.
Il Papa di Moretti è stato il primo Papa che avrei voluto abbracciare.

Commenti

  1. Ma allora il primo papa da abbracciare è stato proprio san Pietro: limitato, perfino traditore per tre volte, piangente poi e pieno di speranza, che dice semplicemente sono un uomo come tutti, ma che ha la coscienza di avere una missione datagli da Quello lì, che lui ha ascoltato per tre anni senza capirlo bene, che poi ha visto morto sulla Croce, e poi toccato con mano risorto e sereno...Cara Ilaria, oggi sul "Foglio", giornale discutibile sempre e spesso inaccettabile per tanti aspetti, in seconda pagina c'è un articolo perfetto sul tema, e domani ne parlerò anche su "Avvenire", come sai. Con amicizia e tanti auguri di una Pasqua vera, cioè passaggio a una coscienza più serena e aperta alle necessità del prossimo, che è l'unica condizione per una fede autentica. Gianni

    RispondiElimina
  2. Grazie Gianni, grazie dell'augurio e degli stimoli critici che mi offri: rigetto totalmente il pensiero scettico e indifferente, il sarcasmo a buon mercato che circola su questioni tanto delicate che investono l'uomo e la sua Verità. La Chiesa, come struttura di potere, ha responsabilità pesanti su questo 'non-pensiero' dilagante, responsabilità che non può declinare. Al tempo stesso, questa evidenza non può essere l'alibi per smettere di cercare.
    Il momento in cui Pietro, per tre volte, rinnega Gesù, è sintesi perfetta della contraddizione umana. Mi commuove moltissimo ma mi fa pensare anche alla possibilità di riscatto e di conferma futura. Auguri a te.

    RispondiElimina
  3. Nanni Moretti ha avuto sempre una grande sensibilità nello scegliere musiche e nell'utilizzarle al momento giusto, non come colonna sonora, ma come parte integrante della trama. A me questo film è piaciuto tanto per la sua tenerezza.. e per la visione del cambiamento... basta giocare a pallavvelenata... che la chiesa accetti la pallavolo...

    un :)

    alessio
    http://bluecosmo.splinder.com/

    RispondiElimina
  4. :)
    grazie! anche dei tuoi 'pensieri sparsi'...
    ciao

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

"Il desiderio di essere come tutti"

Nipoti

Il giorno delle anime