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Visualizzazione dei post da marzo, 2013

I fantasmi come amici

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A un certo punto ti svegli, una mattina, e capisci cose contro cui combattevi invano da mesi (anche da anni): come se ti fossero apparse in sogno, durante la notte, in tutta la loro surreale nitidezza. Perché quando pensi, di giorno, a quello che provi, alle relazioni che hai vissuto, a quelle che ancora vivi, tutto si confonde, i confini si accavallano: i sentimenti "pensati" diventano paradossi insostenibili, abitando gli angusti spazi dell'immaginazione e del bisogno. E allora, ti svegli a un certo punto, e ti sembra di avere in mano un telescopio, capace di frugare nelle stelle più remote, dunque, anche dentro di te. Quel dolorino - che a principio era una fitta micidiale, poi intermittente, infine, un focolaio ormai spento sebbene alle volte fumante - è sempre, lì, sotto forma di un battito fuori posto, oppure di un respiro affannato. Ma è un dolore, piccolo piccolo, che tipicamente trae origine da un padre che si chiama orgoglio ferito e da una madre che si chi

Su Grasso e Boldrini e la retorica del cinismo

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Tredicenne, frequentavo assiduamente un gruppo di ragazzi di età diverse: il sabato sera si discuteva di fede e politica, delle nostre vite e del futuro. Una sera, un amico sulla trentina ci annunciò il proprio ingresso nell’allora Partito Popolare, aggiungendo che non escludeva di candidarsi alle vicine elezioni. A quel tempo, dentro di me, si era fatta largo la convinzione (più che l’idea) di essere comunista. E così, rispondendo a quel mio amico che si aspettava da noi fiducia e incoraggiamento e per cui nutrivo un attaccamento profondo, presi la parola. Dissi che non avrei potuto sostenerlo in quell’impegno, perché sentivo, dal più profondo del cuore, di voler mettermi a servizio dei più deboli, e di voler “entrare a fare politica nel partito comunista”, l’unico che ai miei occhi si battesse per proteggere i più deboli, quelli senza voce, i diseredati.