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Visualizzazione dei post da gennaio, 2012

Avvenire, Pisapia e la Costituzione prêt-à-porter

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Secondo Avvenire la decisione del sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, di destinare anche alle coppie di fatto i fondi anti-crisi, violerebbe la nostra Costituzione. A scrivere sul quotidiano dei vescovi il commento critico è Francesco Riccardi: “La giunta comunale ha pensato bene (anzi male) di agire facendo leva sulla definizione di “famiglia anagrafica”, così come ridisegnata dalla legge del 1989. Questa prevede – al solo fine, amministrativo, di “fotografare” le situazioni di fatto – che siano registrate sullo stesso stato di famiglia «l’insieme di persone legate da vincoli di matrimonio, parentela, affinità, adozioni, tutela o da vincoli affettivi, coabitanti…»”.

Diario da Istanbul

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Istanbul, 23 gennaio 2012 – Sono a Istanbul per una breve vacanza, alla ricerca di una pausa dal mio mondo, in una città che sa essere molte cose diverse, tutte insieme. “Una città fatta di contrasti”, mi avevano avvisata alcuni amici, e questo ha reso la partenza ancora più eccitante. Abituata come sono, al mio “angolo di vita” tutto occidentale, apparentemente compatto, monodimensionale, questo posto si è rivelato ricco di sorprese: ho scoperto “la Istanbul” globalizzata, con i suoi Starbucks Coffee, che sarebbe potuta essere un pezzo di New York o Parigi. Dove giovani uomini e donne alla moda popolano la notte, per le strade eleganti e i locali di lusso; e “la Istanbul” dei venditori ambulanti di çay (tè), dei chioschi di Kebab e dei ristoranti tradizionali: qui è più facile incontrare gruppi umani monosessuali, vestiti con abiti tradizionali e dall’età indefinibile. Ma è la “terza” Istanbul, che miscela perfettamente le prime due, la più interessante. Quella che r

Finalmente libera. Domani.

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"Pazienza", esclamò lei alzando lievemente le spalle. Lo faceva sempre quando sentiva che la situazione stava per sfuggirle di mano. E più aveva paura - di domani, della solitudine, del freddo - più assumeva quest'aria di autosufficienza, di "fortissimamente volli", di chi avrebbe vissuto  felicemente anche su una gamba sola, mantenendo l'equilibrio, il respiro e il pianto in gola. L'altra frase dei momenti critici, davvero critici, era "Mica ti devono amare per forza, ecchecazzo". Ma qui la superficie facciale subiva come una leggera scossa tellurica, e le crepe affioravano prepotenti, fino a sconfinare in singhiozzi patetici e rumorosi.

Maschere

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Le maschere che mi fanno più paura sono quelle di cui dimentico l'esistenza. Quelle che indosso come una seconda pelle, quelle che metto quando ho paura: di perdere, di soffrire, di morire. Sono le maschere che porto sempre con me: alle riunioni di lavoro, per ostentare sicurezza, a quelle col mondo per il terrore di essere fottuta. O vinta. Sono le mie vere nemiche proprio perché sembrano complici e sempre disponibili a regalarmi vittorie. O rivincite. Non imparo mai: la consapevolezza è poca cosa rispetto alla forza della paura. Eppure, se per un attimo decidessi di deporre una delle mie mille maschere, avrei un po' di pace, di riposo, persino di piacere. Non so se potrò mai essere amata per quello che sono. Perché non capisco davvero quale amore sia possibile con tante difese addosso, quante una sola persona proprio non è in grado di sopportare per tutta una vita. Sono troppe, una per ogni paura. Per ogni preghiera. Per ogni speranza. Per ogni solitudine.