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Visualizzazione dei post da dicembre, 2011

Il gioco delle somiglianze

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Un vecchietto mi ha fermata per strada stamane. Passeggiavo con il mio cane per le stradine strette vicino casa, attendendo nervosamente che facesse i suoi bisogni alla svelta. Sulle prime, ero certa volesse rimproverarmi qualcosa: Totò faceva una pipì lunghissima sul lampione riverniciato da poco e l'idea di contribuire a sporcare qualcosa che è di tutti, mi solleva sempre sensi di colpa esagerati. Inutili. E invece questo signore rugoso mi fa: "Ma lei, signorina, è figlia della buonanima di Enzo?". Io, presa di sprovvista e già pronta alla controffensiva, rispondo - al contrario - indebolita: "Sono io! Lo conosceva?". E lui, un po' commosso: "Sì, era sempre gentile e sorridente: faceva molto bene a tutti". Al che io l'avrei abbracciato a prescindere: per ringraziarlo di avermi offerto un ricordo di mio padre. Mi sono trattenuta per non metterlo a disagio ma ne ho approfittato: "Come ha fatto a capire che sono sua figlia? Manco da ta

A Natale siamo tutti più "chiaviche"

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Ma perché a Natale siamo tutti più depressi o euforici, comunque impressionabili, di certo emotivamente instabili? Chi è in crisi esistenziale, rischia il tracollo definitivo, chi ha subito un abbandono non va lasciato solo neppure mezza giornata, chi è disorientato meglio non si avventuri in territori sconosciuti. È come se, durante le feste, andassimo in giro tutti nudi: e ogni parola, ogni gesto, ogni sorriso o scherzo avessero lo stesso effetto di un calcio in bocca. Così è successo a me: all'inizio ho bellamente ignorato le prime scosse di terremoto.

Sopravvissuta

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Mi siedo al mio posto: 32C, rigorosamente corridoio perché quando volo e c'è brutto tempo, dispero di poter arrivare a destinazione, e mettermi dalla parte del finestrino mi pare autolesionistico. Sono proprio arrabbiata: sveglia all'alba, tante ore di lavoro e di tensione. Cosenza, poi, è stata particolarmente inospitale oggi. O, forse, ero io a non voler essere accolta. Insomma, mi siedo al mio posto, incazzata più del solito. Una statua di sale sarebbe stata più espressiva. Immobile, sguardo fisso, non ringhio solo perché non ne ho le energie. Decido di chiudere gli occhi per estromettere la realtà. A un certo punto, arriva il passeggero di fianco: mi chiede permesso ed io sono costretta ad alzarmi per farlo passare. Non mordo ma potrei.

Il 'fantastico' mondo di Badoo

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All'inizio è stato inebriante: la mia amica M. mi aveva avvisata: "Avrai l'impressione di essere seduta su un trono". Una sensazione strana e artificiale visto che i troni nella vita reale non esistono, se escludiamo quello del cesso. Insomma, dopo aver opposto una lunga resistenza, ha vinto la curiosità e mi sono iscritta al "fantastico" mondo di Badoo, una delle chat più diffuse, almeno a giudicare dai numeri. Funziona come un social network, con l'esplicito riferimento alla possibilità di incontrare le persone realmente. Per questo, indichi il tuo obiettivo 'badooiano': una cena a lume di candela? un incontro galante? un amico? qualcuno con cui fare shopping? Io ho scelto l'opzione preconfezionata, "vorrei camminare senza destinazione con un ragazzo dai 32 ai 46 anni": mi sembrava quella più fantasiosa (e faticosa!). Dunque, ti crei il tuo profilo, come quello di facebook ma più sintetico. E pubblichi alcune foto.

"Di cosa ha paura?"

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Ho il terrore di ammalarmi. Sono angosciata dall'idea di avere una qualche malattia che non riesco neppure a nominare. E questa sensazione mi blocca, mi toglie il respiro: in alcuni momenti mi sembra che sia solo una questione di tempo. Poi, per andare avanti, rimuovo. L'altro giorno ho detto al dottore: "Devo dirle una cosa ma mi vergogno". E lui: "Coraggio...". Dopo alcuni minuti di silenzio imbarazzato, ci sono riuscita: "Ho paura di avere qualche male e per non scoprirlo non mi decido ad andare a farmi visitare: ammesso che io non abbia nulla, la mia è ipocondria, ed è pure grave vero?". E lui, con indulgenza: "Di cosa ha paura precisamente? Del dolore, della morte...?". Non ho avuto incertezze nella risposta: "Di stare male, di vivere male il mio tempo, di non averne abbastanza per vivere certe cose, di non poterle più fare. Come posso vincermi?".

Alla peggio..."se famo ddu risate"

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Ben 2.370 persone – tutti uomini? chi lo sa! – su Facebook hanno cliccato “mi piace” dopo aver letto l’ articolo firmato da Camillo Langone: “Togliete i libri alle donne e torneranno a far figli”, apparso due giorni fa su Libero . Speriamo si tratti di cifre gonfiate ad arte perché, altrimenti, dovremmo concludere che la madre degli idioti è sempre incinta, motto che calza a pennello con il tema in oggetto. No! Non leggete, ché il vostro tempo è prezioso.