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Visualizzazione dei post da luglio, 2011

Via dall'Italia senza diritti

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In questi mesi di presentazioni e dibattiti su Opus gay, mi sono spesso chiesta come fossi percepita da quel pubblico così coinvolto, attento e da cui, alcune volte, mi sentivo osservata in modo (giustamente) guardingo: mi sembrava che tutti quegli occhi mi rivolgessero un'unica domanda, "che vuoi da noi visto che non puoi capire sul serio, se non dall'esterno, quello che viviamo?". Quel pubblico era per lo più composto da gay e lesbiche. Che, spesso, mi chiedevano la ragione "vera" delle mie inchieste, del mio indagare; mi sembrava diffidente. La mia "verità" non poteva essere spinta più di tanto e, dunque, speravo sempre che potesse essere colta senza tante parole.

Rassodamenti e lettere d'amore

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Ero in piscina oggi. Si sa, non è come al mare: e dopo aver letto giornali-riviste-libri, mi sono messa a guardare gli altri per far scorrere meglio il tempo. Una coppia, in particolare, con due bimbe molto piccole. Osservavo lei-donna-madre-troppo-perfetta-per-essere-vera. Dolcissima, severa il giusto, intelligente a giudicare dalle parole che sceglieva, bella, corpo curato. Lui, affascinantissimo-in-adorazione con voce da doppiatore di film degli anni '30. Per un lungo momento mi faccio invadere dal masochismo e mi soffermo sui particolari fisici di lei: il viso da lontano sembrava anonimo, e invece a ben guardare ha una grazia e un'eleganza reali; il corpo ("ma-come-cavolo-fa-una-perfetta-madre-ad-essere-anche-in-perfetta-forma-fisica-diamine?") è in armonia con il resto: naturale - è quello che mi viene in mente - piacevole, sorridente.

Libera, una sega...

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Da un po' di tempo mi imbatto nella conferma, dolorosa ma lucida, che il massimo di libertà che io riesca a conquistare, è una libertà condizionata, precaria, compromissoria. Minima. Questa evidenza mi fa rabbia e ogni volta mi illudo di poter essere un pizzico più libera della volta prima, solo azzerando i bisogni: scegliendo, non spinta da una fragilità ma sorretta da una forza. Poi, puntualmente (e per fortuna), arriva anche il momento in cui, non sono più libera, ma più saggia sì: succede ogni volta, quando sfuma l'auto-inganno e apro la porta alla verità: quella del momento e con la "v" rigorosamente minuscola! Capisco di essere stata vittima di un delirio e mi faccio tenerezza da sola: non mi arrabbio più con me stessa, perché vedo perfettamente i confini del mio bisogno - quello, appunto, di sentirmi forte e libera da aspettative nei confronti del mondo - e comprendo profondamente quanto possa essere fragile l'idea di esserne sciolti.